Korean wave: la moda coreana alla conquista dell’Occidente

Un vento di novità made in Corea che è riuscito a coinvolgere i fashion addict e a guadagnarsi l’attenzione di giornali, etichette musicali e stilisti. Una cultura da esportazione che ha ormai moltissimi follower!

Originale, innovativa, colorata: tre aggettivi per descrivere la tendenza lanciata dalla Corea del Sud che sta diventando, sempre più, una fucina di talenti e di stile.  Già in tempi non sospetti, nei primi anni ’90, un giornalista cinese si sorprese pensando che la sua nazione, così avanti rispetto alle altre asiatiche, prendesse spunti dalla Corea, all’epoca in via di sviluppo. Fu lui a coniare  il termine Korean Wave, come neologismo per descrivere il crescente interesse della Cina per i prodotti di esportazione coreani. Oggi, a quasi 25 anni di distanza, si parla delle tendenze coreane con il termine Hanliù, che tradotto significa “Vento di Corea”. Delicato e pervasivo come il vento, lo stile imposto da questa nazione è il simbolo del soft power, un potere assoluto nella moda, che ti identifica come talmente “in” da non aver bisogno di importi per trovare consensi. Un vento leggero, fatto di buone maniere, charme e colori che ha portato alla fashion week di Londra Rejina Pyo, J-Js Lee ed Eudon Choi nuovi stilisti e designer che hanno conquistato il pubblico mondano, imponendosi come dei veri e propri astri nascenti del fashion system. Tre stili diversissimi: innovativo e futurista lo stile di Rejina Pyo, moderno e pieno di colori quello di J-Js Lee, elegante e delicatissimo quello di Eudon Choi. Tre modi di presentarsi al mondo che riassumono, in breve, tutte le pulsioni e le tendenze che in questi ultimi mesi popolano le riviste coreane e di riflesso quelle di tutto il mondo.

 

Gli abiti di Rejina Pyo sono pieni di riferimenti alla cultura sudcoreana e coinvolgono per i loro coloro accesi e le forme inusuali. J-Js Lee ed Eudon Choi due dei tre designer che hanno conquistato pubblico e addetti ai lavori alla London Fashion Week!

C’è aria di novità anche per i magazine; Vogue Korea negli ultimi anni ha alzato talmente il suo profilo da diventare fonte di ispirazione per tutti i fashion addict. Non sorprende dunque che per la settimana della moda di Seoul si sia registrato il tutto esaurito. Molti sono stati, infatti, gli stilisti asiatici e gli amanti della moda che da tutto il mondo occidentale hanno affollato le strade della capitale coreana.

 

Alcuni dei servizi più belli apparsi su Vogue Korea negli ultimi anni

Lo stesso mondo musicale ha subito gli effetti dei nuovi trend. Un esempio fra tutti è la mania collettiva scatenata dal Gangnam Style di Psy.  Un video che, vale la pena sottolinearlo, è stato il primo della storia a raggiungere il miliardo di visualizzazioni. Un traguardo che il colosso YouTube ha festeggiato inserendo un Gif accanto al numero di visualizzazioni del video. Un contributo unico pensato appositamente per il campione di click.  Per chi non lo sapesse Gangnam altro non è che il quartiere più ricco e chic della capitale della Corea del Sud, Seoul. Un luogo in cui è impossibile non ascoltare le Girls Generation, i Super Junior  o gli XOXO. Tutte band composte da molti membri con una formula che ricorda i gruppi musicali dei nostri anni ’90. Formazioni composte a tavolino dall’industria discografica che hanno fatto girare la testa a milioni di teenager in tutto il mondo. Prima ad essere creata fu la band Super Junior, per la quale le prime audizioni si svolsero a Pechino nel 2000 con più di tremila candidati. La particolarità di queste formazioni è il cambio costante dei membri, delle line-up principali che consente, secondo le etichette, di mantenere il prodotto fresco e sempre più fruibile. Un concetto di musica che sembra lontano anni luce dal nostro, dove i musicisti devono essere sempre gli stessi per creare affetto nell’ascoltatore e dove l’idea del singolo cantante o del frontman la fanno da padroni. Le case discografiche allenano i giovani campioni d’incassi con training che in alcuni casi possono durare anche seisette anni, per farli diventare delle vere e proprie star. Sembra infatti che più che cantanti si costruiscano modelli iconici in cui rispecchiarsi, giovani cui dover e poter somigliare nella Corea di oggi.  Gruppi principali che cambiano spesso e che creano sottogruppi dallo stesso nome, come per le Girls Generation, icone della moda femminile adolescenziale coreana del momento. La loro popolarità le ha rese dal 2007 ambasciatrici per Dior Cosmetics, modelle per la settimana della moda di Seoul e rappresentati su riviste come MarieClaire per marchi importanti come Levi’s.

 

Psy impegnato nel suo Gangnam Style, ormai celebre in tutto il mondo.

 

Star della musica pop coreana: le Girls Generation, ormai da tempo icone di stile per le adolescenti di tutto il mondo.

Una moda che è sempre più colorata, piena di riferimenti alla pop culture e vicinissima allo stile dei fumetti. Irriconoscibili e depistanti novità per chi non conosce la storia della moda di questo paese. Non molti sanno infatti che l’Hanbok, costume tradizionale della Corea del Sud è uno degli abiti più belli al mondo. Inizialmente, quando per la prima volta Lee Young Hee, uno dei designer autoctoni più famosi, mostrò i suoi abiti a Parigi nel 1993 molti scambiarono questo abito per un Kimono. Oggi molti stilisti, invece, attingono da un patrimonio che i coreani stanno cercando di scacciare, complice una modernità che affretta e distoglie, che impoverisce e annienta, che modifica ed esalta tutto ciò che è nuovo compromettendo anche il buono del passato. Molti marchi famosi come Dior e Carolina Herrera lo trovarono fonte di ispirazione durante la primavera del 2011, così come Giorgio Armani e Miuccia Prada sono ancora oggi fra i maggiori ammiratori di questo abito così particolare. Una moda, quella etnica se così la si vuol chiamare che, come spesso accade, non è sempre di immediata fruibilità.  Britney Spears e Paris Hilton, nei loro rispettivi viaggi in Corea si erano fatte immortalare con degli Hanbok rosa, suscitando l’ilarità di molti poiché il rosa in corea, è un colore destinato alla sola infanzia. Non era stato infatti inteso che il colore è una parte fondamentale di quest’abito tradizionale poiché cambia nei diversi riti e ancora oggi in taluni contesti alimenta divisioni.

 

L’hanbok ritratto dai fotografi di Vogue Korea e nella sua versione più tradizionale.

Un viaggio verso la Corea che, però, oggi come allora vale il prezzo del biglietto per i nuovi artisti e per i vecchi abiti, anche a costo di far divertire gli abitanti sbagliando del tutto parole e colori. Sicuramente, oggi, la Corea è più vicina che mai, più presente di sempre, da tenere sotto osservazione con la speranza ed il dubbio che da vento leggero che non impone ma imprime si stia trasformando in un tornado che avvolge e colpisce.

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