Antonio Marras: uno stilista fra moda e arte

Antonio Marras è uno degli stilisti più poliedrici ed accattivanti del nostro tempo. Uno stilista che crea collezioni come fossero poesie: ogni abito è un verso ed ogni cucitura una parola.

Artista e stilista poliedrico e di grande sensibilità  Antonio Marras è una delle punte di diamante del panorama creativo italiano. Lo stilista sardo è ormai internazionalmente riconosciuto  e apprezzato per la sua grande capacità di raccontare il mondo nel suo continuo cambiamento, non perdendo mai di vista il gusto contemporaneo ma, anzi, precedendo spesso i suoi colleghi in passerella. Antonio Marras ha iniziato la sua carriera con una linea davvero particolare intitolata “piano piano dolce Carlotta” dall’omonimo film di Robert Aldrich del 1964, tratto a sua volta dal romanzo di Henry Farrell.  Il film interpretato magistralmente da Bette Davis fu un caso negli anni ’60: nominato a sette Oscar non ne vinse nessuno. La particolarità del film, i personaggi fragili e complessi nel più crudo intreccio della storia e della  incisiva regia delineano in parte lo stile unico di Antonio Marras.

 

Bette Davis in “Piano piano dolce Carlotta”, interpretazione che ha ispirato la prima collezione di Antonio Marras.

 

Adatto ad ogni tipo di donna, fatto di elementi complessi e fitti, particolari, alle volte quasi fragili nell’essenza per quanto delicati e altre volte avanguardistici per colori e forme. Direttore artistico del marchio Kenzo fino al 2011, Antonio Marras fa dell’arte, in tutte le sue forme la sua fonte d’ispirazione, un’arma con cui creare sempre nuove immagini e suggestioni.  Profondo conoscitore della sua terra natale, curioso e vivace come solo le persone intelligenti e dotate di sopraffina emotività sanno essere, Marras è riuscito a trarre nuovi risvolti artistici anche da fatti storici minuti e sconosciuti al grande pubblico.Negli annali, ad esempio, la sua collezione del 2002 dedicata  alla scrittrice svedese Amelie Posse-Brazdova, in esilio ad Alghero, città natale dello stilista, durante il primo conflitto mondiale.  La capacità di rappresentare la sua regione di origine senza mai cadere nel folklore o nella mera rappresentazione hanno reso Marras uno stilista unico nel suo genere. 

 

Collezione Kenzo firmata Antonio Marras.

 

Unico anche il trademark del suo stile, quel legaccio rosso, in sardo “ligazzo rubio” che anima le sue collezioni. Un viaggio in uscita dalla sua terra, da cui si partiva con le valigie legate appunto con una fettaccia di color rosso carminio. Simbolo di affetto, emozione, resistenza al dolore del distacco, profondo ricordo e legame. Una sintonia con la terra e con il mondo che cresce come la fantasia e si anima su carta e tessuti senza mai arrestarsi, vittima di una mente frenetica, visionaria, artistica.  Così ogni collezione è un modo per raccontare dei legami fra gli abiti che sfilano, fra gli abiti e lo stilista, fra lo stilista e le sue passioni, fra l’arte e la moda. Collezioni che si formano come poesie: ogni abito è un verso ed ogni cucitura una parola.

 

 

Antonio Marras festeggia con le fotografie di Yelena Yemchuk ii suoi dieci anni di carriera con un libro fatto di carte diverse e cucite insieme da un filo e dal “ligazzo rubio”, una fettuccia di tessuto rosso porpora che è diventata tratto distintivo della sua produzione.

 

Proprio per queste ragioni l’accademia di Brera nel giugno 2013 ha voluto consacrare lo stilista con una laurea honoris causa “in considerazione del grandissimo contributo da lui portato alla valorizzazione della cultura italiana, nella sua unicità e nelle sue articolazioni”.  

 

Una splendida creazione di Antonio Marras.

 

L’ultima grande manifestazione che ha visto Antonio Marras protagonista è stata lo scorso giovedì al Museo del ‘900 di Milano, nel corso della rassegna “Averti addosso – intrecci fra arte e moda”,  condotto da Michela Gattermayer e Chiara Gatti ed  in collaborazione con Gioia!. Un incontro,  intitolato “Muse d’arte e d’atelier” in cui Antonio Marras ha discusso del suo senso artistico, dell’eccentricità delle sue creazioni, delle ispirazioni alla base dei suoi lavori e della percezione dell’abbigliamento nel suo processo artistico.

 

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