Back in black!

Dal 1500 ad oggi il colore nero ha saputo parlare di noi, delle nostre mode, del nostro pensiero e della nostra storia.

Il 23 aprile del 2010, Franca Sozzani, direttrice allora e adesso di Vogue Italia,  aveva intitolato un suo editoriale “Il nero è più di un colore, è un modo di vestire ”.  Un titolo manifesto che poneva l’accento sulla storia di questo colore rimasto ancora oggi simbolico e da sempre capace di alimentare mille sfaccettature e declinazioni. Assenza e negazione di tutti i toni per alcuni, contenitore di tutte le sfumature secondo altri, il nero ha attraversato antichità e modernità conservando sempre intatta la sua potenza, imponendosi sulle fogge ed i modelli più diversi e accompagnando il nostro guardaroba nei secoli.  Forse non tutti sanno che uno dei primi ad esprimersi sull’uso del colore nero fu Baldassarre Castiglione ne “Il cortigiano”, scritto nel 1528.  L’analisi fatta dall’umanista mantovano definiva il nero come colore adatto ad esprimere all’esterno delle virtù fondamentali per l’uomo: la  morale e la morigeratezza. Il rifiuto dell’esagerazione, la sobrietà che questo tipo di scelta sartoriale, prevalentemente maschile, proponeva lasciava intravedere una tendenza alla semplicità, un rifiuto degli inutili decori esteriori per dedicarsi alla cura dei valori culturali e alla propria formazione personale. È l’inizio di quella che sarebbe stata poi nominata da Flugel “La grande rinuncia”, che ebbe luogo a partire dalla metà dell’800. Il sobrio nero rappresentava in questo contesto un’etica pratica volta alla produzione e lasciava al sesso femminile l’arduo compito dell’abbigliarsi per essere guardate ed apparire agli altri. Una teoria, quella di Flugel, più volte confutata e smentita ma che comunque ancora adesso lascia intravedere l’importanza del nero nella vita quotidiana degli uomini dei secoli scorsi.  Poi arrivò il Novecento, ricco di drammi e guerre, di riferimenti al passato, distruzioni ed innovazioni. Fu in questo contesto che il nero assunse più che mai il simbolo del lutto. Un simbolo conservato nelle scatole dei bottoni delle nonne, in quei bottoni di stoffa che si appuntavano ai cappotti che parlano di quando se ne andò lo zio o il nonno, che parlano della guerra e dei suoi orrori. Dalla grande rinuncia alla simbologia del lutto del primo Novecento non cambiò in effetti molto a ben pensare. Il nero era il colore del pensiero, culturale ed umanista nei secoli scorsi e pieno di dolore e ricordi in tempi più recenti. Tutto cambiò con l’avvento dei grandi couturier di inizio secolo e ancor più dopo la fine dei grandi conflitti mondiali quando il nero si fece complice di stili inconfondibili come quelli di Worth, Paul Poiret e Gabrielle Chanel che promisero alla popolazione un mondo nuovo fatto di moda e promesse di unicità. Il nero da espressione spirituale e simbolo di mortificazione divenne strumento di seduzione.

Coco Chanel, una delle stiliste che amò più di tutte il nero tanto da utilizzarlo molto anche nella vita privata.

L’abito nero, in inglese Little Black Dress (LBD), fu uno dei capi più utilizzati dalle dive con l’avvento del Technicolor. Rita Hayworth, ad esempio, indossò in Gilda nel 1956, un abito di raso nero rimasto nella storia, confezionato dal  sarto Jean Louis.

Rita Hayworth e l’abito per lei da Jean Louis. L’abito, ormai “cult object” apparve in Gilda nel 1956. Capo che finalmente unisce fascino e seduzione in un abito da sera aderente di raso nero.

 

L’abito usato dalla Hayworth rimase negli annali anche per la somiglianza con il celebre dipinto di John Sargent: Portrait of Madame X. Un quadro largamente imitato e osannato dalla stampa di moda anche in tempi recenti, come dimostrano alcune foto di Steve Meisel apparse su Vogue nel giugno del 1999. Il dipinto del 1884 spiega per l’appunto come fu affidato al sesso femminile il riutilizzo e la valorizzazione del nero attraverso ornamenti e forme particolari ed, in questo caso, inaspettate per quel tempo.

Portrait of Madame X. Di fianco la versione del quadro di Sargent Un quadro largamente imitato dalla stampa di moda anche in tempi recenti, come dimostrano alcune foto di Steve Meisel apparse su Vogue nel giugno del 1999 che ritraggono Nicole Kidman nella stessa posa.

Il cinema imponeva nuove figure come Ava Gardner che in “I gangsters“ compare vestita proprio in nero o Audrey Hepburn che rese il nero un colore davvero elegante, quotidiano e diverso da tutti gli altri. Si deve a questa attrice e al suo sodalizio con Hubert de Givenchy lo sdoganamento del nero e la sua elevazione a capo elegante. Era infatti il 1961 quando uscì colazione da Tiffany ed il tubino nero diventò davvero un capo irrinunciabile per ogni donna. Non è un caso che da allora davvero in rare occasioni appaiono nei film donne con questo capo, semplicemente impareggiabile.

Ava Gardner con un abito di raso nero rimasto negli annali dal film “I gangsters”.

 

La celebre immagine d’apertura di Colazione da Tiffany. Esempio di eleganza impareggiabile .

Eppure anche questa eleganza che ancora oggi governa il nostro armadio si trovò spiazzata dall’avanzare della modernità. Con l’avanzare degli anni e il crescente modificarsi del pensiero sociale si approdò ad una tendenza che faceva del nero il suo colore per eccellenza: il punk! Movimento antiborghese per antonomasia, il punk prende  nome da un aggettivo che in inglese indica “scarsa qualità”. In poco tempo il movimento invase le strade degli U.S.A e del Regno Unito imponendosi a livello mondiale. Nulla restava del tubino, dell’eleganza del nero, sul palco delle band del tempo ma grandi nomi erano all’orizzonte.

Il punk e le sue esagerazioni sconvolsero il modo di pensare al colore nero fino ad allora simbolo di eleganza, semplicità e morigeratezza.

È infatti fatto abbastanza noto che il punk britannico nacque soprattutto grazie a Malcom Mc Laren, ex manager dei New York Dolls che tornò nel Regno Unito per aprire con la moglie, la ormai celebre Vivienne Westwood il negozio “Sex”.

Controtendenza, sadomaso, con prevalenza di nero ovunque questi capi conquistarono ben presto il favore dei giovani. Fu da questo successo che nacque l’idea di mettere insieme un gruppo di ragazzi del quartiere e studiando l’abbigliamento proporli come star. Fu così che Malcom Mc Laren e Vivienne Westwood nel 1975 crearono i Sex Pistols.  Il loro look era composto da vestiti strappati, giubbotti e pantaloni in pelle, catene, borchie, lucchetti usati come collane, collari borchiati e svastiche usate solo come simbolo di ribellione.

 

Sex il negozio che Vivienne Westwood aprì a Londra e dai cui nel 1975 presero vita i Sex Pistols.

Un look, si fatica a dirlo, copiato in realtà dai meno noti Richard Hell & The Voidois che crearono e modificarono l’uso del nero usandolo per la prima volta come colore dei ribelli. Uno dei look che per primi entrarono a far parte di quello che oggi chiamiamo lo stile dark o gothic che prevede per l’appunto un uso alle volte anche eccessivo del colore nero con molti capi ispirati alla moda vittoriana.

Yves Saint Laurent amò il nero tanto da utilizzarlo sempre nella sua carriera.

Gli anni Ottanta dietro l’angolo avrebbero portato stilisti dall’Estremo Oriente, concettuali e poetici come Rei Kawakubo, Comme des Garcons e Yohij Yamamoto che avrebbero riportato il nero al vecchio splendore intellettuale con il loro stile. Lo stesso Yves Saint Laurent fra gli stilisti più noti e amati di sempre lo usò per tutta la sua carriera donando al popolo femminile dei capolavori che avrebbero sconvolto per sempre il guardaroba femminile sin dagli anni ‘60.  Questa lunga strada ha portato fino a noi, al total black ormai utilizzato come una sorta di divisa non scritta degli addetti ai lavori nel campo della moda.

Gli addetti del fashion system usano spesso il total black come abbigliamento quotidiano. È un piccolo codice non scritto. Uno dei sostenitori del nero di maggior prestigio è Karl Lagerfeld.

Veloce, elegante, abbinabile con tutto, da giorno e da sera. Il nero è diventato un passe-partout ed il suo uso odierno altro non è che il risultato del  percorso che ha fatto questo colore nei secoli. Noioso se abbinato con poca fantasia o utilizzato per abiti senza alcun dettaglio e dai tessuti scadenti il nero ha in sé infinite declinazioni: provocatorio, aggressivo, intellettuale, sobrio, elegantissimo;  il nero sa accontentare tutti ed è sempre uno dei trend e dei colori più scelti dalle grandi case di moda qualunque sia la stagione ed il tempo!

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