Isabelle Harvie-Watt, imprenditrice e investitrice nel settore moda e lusso

In occasione dell’International Women’s Day, nasce Women’s conversations, una nuova rubrica di interviste: chiacchieriamo con donne, parliamo del loro lavoro, della loro vita e dei loro obiettivi. Oggi con noi Isabelle Harvie-Watt, imprenditrice e investitrice, con una carriera da Executive in diverse aziende luxury tra cui Giorgio Armani e Valentino.

Ciao Isabelle. Ci racconti un po’ di te?

Ho avuto la fortuna di scoprire l’Italia. Da giovane sono venuta per un periodo di sei mesi a Milano e ho conosciuto un’amica che mi ha introdotto in Giorgio Armani e così nasce il mio amore per questo paese e per la moda, all’inizio degli anni 90. In azienda sono rimasta 14 anni, mi ha formato professionalmente e mi ha fatto conoscere mio marito, con cui ho costruito una famiglia.

Come definiresti la tua professione oggi?

Dopo 20 anni di carriera corporate da Dirigente in aziende come Giorgio Armani, Tod’s, Versace, Valentino e un’esperienza importante come A.D. di Havas Media, un’agenzia media, ho iniziato a fare investimenti in start up sempre nel settore moda e lusso e ho capito che mi piaceva molto. Da lì ho creato anche una joint venture con Spring Studios, un’agenzia creativa internazionale. Dopo altri investimenti mi sono resa conto che far parte del mondo imprenditoriale e portare il mio know-how nelle start up in cui credo è quello che mi piace di più fare. Oggi mi definisco investitrice e advisor.

Qual è una tua abitudine giornaliera a cui non rinunci mai?

Non rinuncio mai allo sport: ogni giorno ci dedico almeno 40 minuti. Inizialmente lo facevo in pausa pranzo, ma ultimamente sono riuscita a spostare l’attività fisica alla mattina. Essendo una persona notturna, facevo un po’ fatica inizialmente ad allenarmi alla mattina, poi ho preso l’abitudine. Nei weekend faccio anche sport all’aperto. Mi dà la carica per la giornata. Faccio anche yoga, mentre non ho pazienza per la meditazione. Tutte le mattine inoltre leggo tutti i giornali di settore a colazione e mentre mi preparo ascolto diversi podcast.

Una curiosità: dopo tanti anni lavorando nella moda, passavo tantissimo tempo ogni giorno a pensare a cosa indossare. Così nel tempo, nei momenti liberi, ho preparato una serie di look che ho fotografato e che tengo in un book nell’armadio.

Ma è fantastico!

Sì! Così la mattina, dopo la mia routine, apro il libro dei look e scelgo cosa indossare senza perdere tempo.

Il tuo rapporto con il vestirsi è cambiato in periodo di Covid? Se sì, in che modo?

Secondo me il Covid ha accelerato molto le cose. Quando lavoravo per Versace, ma anche in Havas Media, portavo sempre tacchi alti, ma già da diversi anni avevo cominciato a metterli sempre meno! Durante il primo lockdown li ho abbandonati definitivamente e non penso proprio che tornerò ad indossarli: un paio di sneakers o platform sono molto più comode!  E le metto anche con i vestiti da sera.  Per il resto ho voglia di tornare a vestirmi. Oggi mi vesto ogni giorno, anche se non esco di casa e non ho incontri lavorativi. E’ importante perché mi mette nel mindset lavorativo.

Che impatto ha, secondo te, il modo in cui si veste una donna con il modo in cui si sente?

Collegandomi a quello che dicevo prima secondo me tantissimo. Personalmente, vestirmi mi dà la carica per affrontare la giornata.

Come fai shopping: online o in boutique? Come vedi lo shopping del futuro?

Io sono rigorosamente una Online Shopper. Sono stata la prima in Italia a fare un acquisto su Net-a-Porter nel 2006. Infatti come riconoscimento mi hanno nominato un EIP (Extremely Important Person) che mi da accesso ad un serie di servizi speciali.

Ultimamente però devo dire, anche grazie alla pandemia, ho riscoperto il piacere di andare nei negozi.

Rimango comunque una cliente fidata dell’online. Il Covid ha accelerato moltissimo questo settore, dove ormai trovi di tutto, forse troppo. Una volta gli e-commerce curavano di più la loro selezione; oggi per trovare un paio di scarpe devi scorrere troppe pagine! Spero che l’esperienza migliori e che torni ad essere più accurata e personalizzata.

Che consiglio darebbe la Isabelle di oggi alla Isabelle vent’enne?

Le direi di comprare poco ma bene. Avrei dovuto comprare poche cose ma di qualità. Se avessi avuto la possibilità del noleggio quando ero più giovane mi piace pensare che l’avrei sfruttata. Less is more!

Cos’è per te la realizzazione personale? E quali sono le cose fondamentali per raggiungerla?

L’ho imparato sulla mia pelle, negli anni, grazie anche ad esperienze lavorative difficili e prettamente a contatto con figure maschili. Ad un certo punto della mia carriera ho pensato che il passo logico doveva essere quello di diventare A.D. di un’azienda di moda, ma non ero convinta. Ho deciso quindi di affiancarmi ad una coach del lavoro, che mi ha aiutato a capire quello che mi piaceva veramente fare. Ho rifiutato un’offerta come A.D. e ho perseguito la strada di investitrice e advisor. E’ importante fare ciò che ti piace veramente e cercare di realizzarlo, perché secondo me è sempre possibile.

Parliamo di cambiamento: se potessi cambiare qualcosa del tuo settore cosa cambieresti? Cosa potrebbe fare la differenza per raggiungere questo cambiamento?

Reputo che tante aziende in questo settore non hanno un’apertura al cambiamento e all’innovazione. Ora fortunatamente si è accelerato il processo innovativo, però, soprattutto in Italia, diverse aziende sono state più dei followers che dei leader. Al contrario del passato dove la moda italiana trainava tutto il mondo.

Avresti mai immaginato che ci sarebbe stata la possibilità di noleggiare abiti? E quali sono secondo te i vantaggi e gli svantaggi del noleggio?

Devo dire che non avrei mai immaginato che ci sarebbe stata la possibilità noleggiare abiti di marchi di moda conosciuti. Alcuni dei vantaggi secondo me sono che puoi scoprire diversi stilisti, non occupi l’armadio con abiti che tendenzialmente metteresti un paio di volte, soprattutto se si tratta di occasioni speciali o serate importanti. Attraverso il noleggio si possono scegliere capi più stravaganti, che probabilmente non si acquisterebbero. Inoltre è una scelta sostenibile!

Svantaggi non me ne vengono in mente…

Grazie mille, Isabelle. E’ stato bello chiacchierare con te!

Grazie a voi!

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