Silvia Stella Osella, textile & surface designer, esperta di sostenibilità

Torniamo con la nostra rubrica Women’s Conversations: chiacchieriamo con donne, della loro vita e obiettivi. Silvia Stella Osella è una textile & surface designer che si occupa inoltre di consulenza aziendale riguardo ai trend, colori e sostenibilità.

Ciao Silvia, ci racconti un po’ di te?

Ho uno studio di consulenza a Milano e mi occupo principalmente di aiutare i brand a prendere forma attraverso la corretta analisi di tendenze. Da un po’ di anni mi occupo anche e soprattutto del lato sostenibile in quanto la mia volontà era proprio quella di focalizzarmi su un approccio più consapevole alla creazione perché, alla fine, tutto passa da lì: si stima infatti che grandissima parte dell’impatto di un prodotto sia prevedibile già in fase di design. Avendo visto dall’interno tutta una serie di processi impattanti e molto lontani dalla mia visione ed etica, volevo capire se ci fosse un modo diverso di fare le cose. Ho cominciato ad interessarmi di sostenibilità nella moda nel 2010, quando non c’era ancora tutto questo hype che c’è oggi. All’inizio mi sentivo in netta minoranza perché appunto nessuno si interessava a questo tema e io per questo non riuscivo a confrontarmi con altre persone, ma, nonostante ciò, l’ho presa un po’ come una missione perché ci credevo molto. Ho capito che non sarebbe stato possibile e sostenibile andare avanti in quel modo per ancora molto tempo ed ero assolutamente certa che le cose sarebbero dovute cambiare. Gran parte del mio lavoro consiste inoltre nella ricerca in quanto, specie in un ambito come quello della sostenibilità, rimanere aggiornati rispetto a nuovi materiali e/o nuovi meccanismi di produzione è fondamentale.

Per quanto riguarda la tua comunicazione su Instagram?

Attraverso i social ho cominciato a condividere informazioni proprio perché mi ero resa conto che questo tema non veniva ancora affrontato o comunque non veniva affrontato nel modo giusto. Un grosso problema che notavo era il fatto che non venissero offerte alle persone delle soluzioni che mettessero insieme etica ed estetica. Io voglio far capire alle persone che invece le opzioni si stanno moltiplicando e quindi mi è venuto naturale condividere anche sui social qualcosa del mio lavoro, ogni giorno.

Con le aziende con le quali collabori, hai visto negli anni un cambiamento verso scelte più sostenibili? In che modo?

Si, assolutamente. Ultimamente tante aziende che all’inizio non volevano vedere certe cose stanno capendo che non c’è molta alternativa. Probabilmente subentreranno una serie di normative e legislazioni (che io credo essere assolutamente necessarie affinché le cose cambino) e quindi non è più consigliabile aspettare l’ultimo minuto per muoversi, ma piuttosto farlo il prima possibile. Si parla di “cavalcare” una tendenza, ma io dico sempre che una tendenza non è altro che il manifestarsi di una richiesta da parte delle persone e quindi, se c’è una tendenza, è perché le persone stanno cominciando ad aumentare la propria consapevolezza rispetto a questo tema e a fare più domande. Quindi, anche se per una questione di marketing, è comunque un bene che se ne parli e che avvengano cambiamenti su più livelli. Gli ultimi due anni hanno avuto un’accelerata importante rispetto a quando ho cominciato ad interessarmi io di sostenibilità nel 2010. Per esempio: all’inizio era molto difficile avere delle alternative sostenibili di materiali, mentre oggi le opzioni stanno rapidamente aumentando.

Che impatto ha secondo te il modo in cui una donna si veste con il modo in cui si sente?

Io credo che la moda sia un’espressione umana così come l’arte, il cinema o la musica. È la manifestazione di tante cose, tra cui cambiamenti sociali, ma anche soprattutto della nostra personalità. Sicuramente c’è un legame più o meno consapevole. Io trovo questo aspetto molto affascinante: il fatto che sia uno specchio di quello che avviene nella società.

Come fai shopping? Online o in Boutique? E come vedi lo shopping del futuro?

Faccio tanto shopping online perché essendo molto appassionata nella ricerca di brand di nicchia e sostenibili (che nascono in varie parti del mondo), la maggior parte di questi brand operano online. Mi piace sostenerli, provare, scoprire, vedere se trovo un nuovo tessuto, una nuova base o un nuovo modo di produrre, e mi piace avere un capo con una storia da poter raccontare. Per il second-hand e il vintage, oltre ad acquistare online, acquisto anche in boutique. Per quanto riguarda lo shopping del futuro, credo che cambierà proprio la nostra concezione di shopping a livello di sistemi e meccanismi; un po’ come il noleggio e la condivisione. Credo che ci allontaneremo sempre di più dal concept più classico di shopping, esistito finora, avvicinandoci ad altre tipologie tipo il noleggio, la condivisione, il second-hand e brand più sostenibili. Credo che saranno sempre più protagoniste le “storie” dei nostri vestiti, le nostre scelte. Il poter raccontare qualcosa.

Sono iniziati i saldi; che consigli daresti per fare degli acquisti più consapevoli?

La regola numero uno in ambito di sostenibilità è ridurre. È il passaggio fondamentale. Un’analisi di quello che già possediamo, di ciò che utilizziamo o non utilizziamo, è un ottimo modo per fare delle scelte più consapevoli. Anche investire in meno cose fatte meglio, volte a durare nel tempo, è un altro approccio consapevole e sostenibile.

Quali sono i cambiamenti o accorgimenti che secondo te possiamo adottare nella vita di tutti i giorni per un approccio più sostenibile, volto anche a ridurre il consumismo eccessivo?

Collegandomi alla domanda di prima, mi sento di aggiungere che anche un’operazione banale come leggere le etichette dei capi che stiamo acquistando è fondamentale. Cominciare a chiedersi un po’ di più “che cosa ci mettiamo addosso” è molto importante, esattamente come lo facciamo per il cibo domandandoci cosa ingeriamo. Per esempio, forse in molti non sanno che il poliestere deriva dal petrolio. Se questa informazione fosse più diffusa, probabilmente molte persone farebbero scelte diverse.

Come vedi il noleggio come possibile soluzione? E quali sono secondo te i vantaggi ed eventuali svantaggi?

L’ho sempre trovata una formula con estremo potenziale, anche se io personalmente non l’ho mai utilizzata. Credo che sia sicuramente vincente per occasioni speciali. Il noleggio, inoltre, ci dà anche la possibilità di avere un ricircolo di cose piuttosto che un accumulo. Lo svantaggio che vedo invece è più legato alla logistica: credo sia importante far capire alle persone che non è così complicato noleggiare. Quindi anche semplificare tutto il processo forse può essere utile per invogliare le persone a noleggiare più spesso.

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Silvia Stella Osella

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